lunedì, febbraio 06, 2006

ENOGASTRONOMIA: VENETO, PIEMONTE E TOSCANA GUIDANO LA CLASSIFICA DELL'EXPORT AGE) ROMA - Secondo la Cia, confederazione italiana agricoltori, la regione veneta copre oltre il 28% dei nostri prodotti vinicoli che vanno all’estero. Puglia e Sicilia, pur occupando posti di retroguardia, cominciano a registrati importanti risultati sul fronte delle esportazioni. Veneto, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia, Abruzzo e Piemonte, le prime sei regioni produttrici di vino, coprono annualmente più del 70 per cento della produzione, mentre le prime sei regioni esportatrici in valore, Veneto, Piemonte, Toscana, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e Lombardia, coprono oltre l’85 per cento del totale per un importo vicino ai 2 miliardi e mezzo di euro, scompigliando notevolmente la graduatoria di chi produce di più rispetto a chi più esporta.«Purtroppo, con il sistema di rilevazione possibile dopo l’apertura delle frontiere intraeuropee non è più statisticamente rilevabile il flusso interno del volume e della provenienza originaria, ma -sottolinea la Cia- solo può essere rilevato il valore del vino esportato e per provenienza è rilevante quella della sede dell’esportatore. Resta, invece, statisticamente rilevato il flusso verso i paesi europei non appartenenti all’area di libera circolazione e quello verso i paesi terzi. Non è, quindi, da escludere che partite di vino, e questo vale soprattutto per quello sfuso, siano esportate da imprese con sede diversa rispetto alla origine regionale del prodotto. Si pensi, ad esempio a vini siciliani e pugliesi inviati in Veneto o Emilia Romagna e che poi vengono esportati». «Tuttavia, tra le regioni, la parte del leone spetta al Veneto che, oltre ad essere prima tra quelle produttrici, è prima assoluta -sottolinea la Cia- anche fra quelle esportatrici, con una quota vicina al 30 per cento del totale. Con oltre il 17 per cento del valore nazionale, segue il Piemonte e, pertanto la Toscana, poco sotto alla quota piemontese e il Trentino Alto Adige con quasi il 12 per cento.L’Emilia Romagna e la Lombardia con abbondanti quote del 5 per cento ciascuna, chiudono il club delle maggiori esportatrici».«Le altre quattordici regioni, comprese Puglia e Sicilia, che in termini produttivi rappresentano quantitativi rilevanti, devono accontentarsi -conclude la Cia- di valori residuali, sebbene nell’ultimo periodo hanno conosciuto incrementi più importanti delle regioni tradizionalmente esportatrici». (AGE) -COM- ANT
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